Por Dott. Antonio Cicalese
Alumno del Máster de Audiología Clínica y Terapia de la Audición

PREMESSA

Ho voluto strutturare il mio lavoro, frutto di numerose ricerche, in paragrafi. Dal momento che l’argomento da me scelto è molto complesso, ho cercato di renderlo fruibile per qualsiasi lettore che si appresti a leggerlo. Ammetto che reperire materiale da consultare in merito non è stato facile. Mi sono recato personalmente nelle diverse biblioteche di Mantova, ma non è stato possibile avere documentazione a riguardo in quanto le stesse non ne erano in possesso. Sono riuscito ad avere poche fonti in merito e, tramite all’iscrizione della SSLB della regione Lombardia, ho potuto consultare degli articoli di alcune riviste americane che trattavano dell’argomento. Dopo una breve introduzione seguono i vari paragrafi, una parte dedicata all’attuale ricerca medica ed i suoi progressi nella cura della presbiacusia. 

INTRODUZIONE

 Il labirinto membranoso e soprattutto l’organo del Corti, che contiene le cellule acustiche dove l’energia meccanico- vibratoria viene trasformata in energia bioelettrica, possono essere sede di manifestazioni degenerative che interessano in particolar modo l’epitelio sensoriale e che rientrano in quelle che vengono definite labirintosi. Esse sono provocate da fattori che svolgono la loro funzione nel tempo e dei quali, spesso, non si conosce la modalità di azione. Le labirintosi si manifestano attraverso diverse forme:

Forme ereditarie

Forme congenite

Forme acquisite

Tra le forme acquisite rientra la forma involutiva senile di cui fa parte la presbiacusia. L’organo del Corti, sia durante la veglia che durante il sonno, è sottoposto a sollecitazioni. La sua conseguenza funzionante prende il nome di Presbiacusia e interessa, in generale, tutti gli organi di senso. Questo termine inoltre, si utilizza per designare una riduzione della capacità uditiva nelle persone anziane. Essa non va considerata una malattia, ma bensì come un deterioramento fisiologico delle strutture adibite alla percezione del suono. Tale processo di senescenza interessa tutto l’apparato uditivo: orecchio esterno, vie nervose acustiche ed il timpano. Studi recenti si stanno concentrando le loro ricerche sulle cause e sulle cure necessarie per intervenire, in modo precoce, nella cura di tale patologia affinché, grazie anche all’allungamento della durata media della vita, si possa offrire al paziente una qualità della vita migliore.

EPIDEMIOLOGIA ED AZIOPATOGENESI

La presbiacusia rappresenta la risultante di una serie di processi associati fra loro.

Italia circa 5 milioni di persone sono soffrono di da ipoacusia. Tale fenomeno insorge circa all ’età di 65 anni e interesse, in generale, più gli uomini che le donne. In assenza di danneggiamenti dell’orecchio o di alcune sue parti, la degenerazione nervosa fa parte dei normali fenomeni di senescenza di tutte le strutture che costituiscono dell’udito.

Tuttavia la grave perdita dell’udito è causa non solo di un fisiologico invecchiamento, ma anche all’insieme di altri fattori presenti nel corso della vita. L’udito è sottoposto ad un fisiologico indebolimento progressivo; lo stesso organo del Corti che, raggiunge il suo massimo sviluppo al settimo mese di gravidanza, perde alcune cellule con la nascita del soggetti. Dopo i 10 anni di vita si assiste anche ad una diminuzione numerica delle fibbre del nervo acustico. Questo invecchiamento potrebbe essere dovuto alle continue stimolazioni che questo organo riceve sia durante la veglia che il sonno.

All ’età di 40 – 50 circa, si verificano delle modificazioni circolatorie e cellulari che danneggiano le vie nervose deputate alla trasmissione dei suoni; un’altra trasformazione interesse il timpani che, con il tempo, perde elasticità e capacità di percepire i suoni acuti; peggioramento della percezione uditiva globale. I fattori che contribuiscono all’insorgere di tale patologia riguardano, oltre che la predisposizione familiare, l’eccessiva esposizione al rumore ambientale, il diabete, ipertensione, traumi, vascolopatie, il fumo, l’alcol e alcuni tipi di farmaci. Ovviamente esistono differenze sostanziali fra le popolazioni che vivono in città e altre che vivono in zone limitrofe, più tranquille e meno esposti all’inquinamento acustico.

Va specificato che la capacità uditiva perduta, non si recupera attraverso interventi chirurgici o medici, ma potrebbe essere utile evitare tutti quei fattori che rischierebbero di danneggiarla.

ANATOMIA PATOLOGICA E FISIOPATOLOGICA

La presbiacusia interessa ogni settore dell’apparato uditivo: dalla membrana del   timpano alle aree corticali del lobo temporale.

Il processo di invecchiamento si articola attraverso:

– Ingrossamento del rivestimento del timpano ed i suoi fenomeni degenerativi.

– Perdita di plasticità della membrana basilare.

– Danneggiamento delle cellule dell ‘organo di Corti e del ganglio di Corti.

– Riduzione del numero delle cellule delle vie acustiche centrali.

– Riduzione del numero delle cellule corticali primarie e secondarie. Esistono quindi due deficit causati dalla presbiacusia: uno di tipo quantitativo legato alla riduzione di quantità di informazioni acustiche che arrivano alle strutture della corteccia cerebrale, qualitativo cui spetta la capacità di decodifica, analisi, elaborazione ed interpretazione delle informazioni ricevute. In rapporto al prevalere degli elementi patogeni che la compongono, la presbiacusia si divide in:

  1. Presbiacusia neurosensoriale: caratterizzata da alterazioni che coinvolgono tutte le strutture membranose del condotto cocleare.
  2. Presbiacusia meccanica: rientrerebbero in questo gruppo i casi di atrofia delle fibre nervose descritte da Krompotic e Nemanic, dovute ad alterazioni iperostotiche del modiolo.
  3. Presbiacusia metabolica: è caratterizzata da Acufeni, ossia rumori con tonalità acuta ed è, nelle forme neurosensoriali, rappresentata con una curva in graduale discesa.

Aspetto audiometrico abitualmente riscontrato nelle presbiacusie sensoriali (da Schuknecht). CCE: cellula ciliata esterna; CCI: cellula ciliata interna.

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Aspetto audiometrico abitualmente riscontrato nelle presbiacusie meccaniche (da Schuknecht). CCE: cellula ciliata esterna; CCI: cellula ciliata interna.

 

Secondo Belal la presbiacusia non è direttamente associata all’avanzamento di età, ma è importante, in un quadro di normoacusia, approfondire gli studi diagnostici riguardanti le forme neurosensoriali che si presentano asimmetriche, ipotizzando così patologie a carico dell’orecchio interno (malattia di Manière, otosclerosi cocleare, tumori del nervo acustico).

Sono fondamentali, per ridurre il processo di invecchiamento dell’udito e ritardare l’insorgere della senescenza, una corretta igiene di vita ed una corretta alimentazione.

Un aiuto importante per il paziente presbiacusico, è costituito dall’applicazione della protesi acustica, meglio se bilaterale.

Alterazione delle vie uditive centrali: le lesioni delle vie uditive centrali sono dovute alle alterazioni delle vie uditive che vanno dal tronco cerebrale alla corteccia ((Mom. T 2001). Si riscontra, anatomicamente, una perdita neuronale nella corteccia e una conseguente demielinizzazione del corpo calloso. Vanno associate a queste anche le alterazioni delle vie nervose implicate nella memoria, l’attenzione e la coordinazione dei movimenti. Non è stata ancora individuate una correlazione, nel paziente anziano, tra le modificazioni istopatologiche delle vie uditive centrali e le alterazioni clinico – funzionali. È comunque certo che le vie uditive centrali e le loro proiezioni corticali, sono soggette ad un processo degenerativo. Le alterazioni di alcune di queste strutture sono associate ad invecchiamento, alla riduzione delle cellule neuronali, progressivo decremento delle attività enzimatiche connesse con la produzione di energia a livelli cellulare, ridotto numero di neurotrasmettitori.

Arnstrong ha descritto, in uno studio condotto su una paziente di 72 anni, una perdita significativa dei neuroni ganglionali a carico del nucleo cocleari ventrale, senza conseguenti alterazioni a carico della stria vascolare e del ganglio spirale. Tutto questo va a supportare le ipotesi di Suga e di Lindsay che ritengono che certi tipi di presbiacusia, non sono necassariamente dovute ad una lesione delle strutture cocleari. Inoltre anche la corteccia uditiva va incontro a un decremento e le cellule residue possono ridurre il volume e mostrare modificazioni intracellulari. Risulta così che le alterazioni istopatologiche sono più pronunciate nella corteccia uditiva e nelle vie discendenti. Tutto ciò porta ad una serie di modificazioni del sistema nervoso centrale: una generale riduzione dell ‘attività cerebrale, come evidenziato dal ridotto consumo di ossigeno nel cervello anziano.  La presenza di neuropinefrina e di dopamina spiega, nel soggetto anziano, l’incapacità di discriminare suoni di diversa intensità e frequenza, localizzare le sorgenti sonore, di riconoscere, memorizzare ed evocare parole ripetute molto velovemente, nonchè la capacità di cogliere simultaneamente due messaggi tramessi con differente intensità.

VALUTAZIONE CLINICA

L’esordio della presbiacusia avviene, principalmente, attraverso tra stadi:

Sub-clinico: la sintomatologia è nulla o scarsa.

Ripercussione sociale: soglia audiometriche superiori a 30dB per una frequenza di 2000Hz.

Stadio avanzato: si assiste ad un’alterazione uditiva con conseguente riduzione comunicativa e quindi ad un isolamento del soggetto.

Il lavoro condiviso fra otorinolaringoiatri, neurologi, audiologi e cognitivisti è stato di quello di chiarire gli aspetti comuni inerenti questa patologia così da poter fare una diagnosi precoce, intervenire preventivamente al fine di ridurre gli effetti degenerativi.

Inoltre le osservazioni clinico – sperimentali hanno dimostrato che la deprivazione uditiva, prolungata nel tempo, ha un effetto negativo sulle prestazioni cognitive: diminuisce la qualità della comunicazione, il soggetto si isola socialmente e si deprime. In alcuni casi, tali condizione, conducono alla demenza.

AUDIOMETRIA NELLA PRESBIACUSIA

Un esame audiometrico presuppone una collaborazione attiva da parte del paziente, Infatti questo tipo di esame si base sull’esattezza delle risposte che egli rtiesce a fornire (audiometria soggettiva).

L’esattezza di queste risposte dipende da alcuni fattori: ambiente in cui viene eseguito l’esame audiometrico, lo strumento impiegato e le modalità tecniche impiegate, altri fattori invece sono connessi a fenomeni involontari ed incoscienti di reattività acustica.

Dal momento che, in pazienti molto piccoli, non è ottenere un tracciato       audiometrico che dia assoluta garanzia di attendibilità e che consenta l’esatta attuazione di provvedimenti protesici e rieducativi indispensabili per il loro recupero sociale, si ad un tipo di indagine detta “oggettiva” che consente di ottenere, indipendentemente dalla volontà del paziente, una risposte ad uno stimolo acustico.

AUDIOMETRIA SOGGETTIVA

L’audiometria soggettiva si divide in e audiometria vocale e audiometria tonale.  Quest ’ultima si divide, ulteriomente, in audiometria tonale lineare, audiometria tonale sopraliminare, acufenometria e l’audiometria automatica.

L’audiometria tonale lineare studia il funzionamento uditivo utilizzando stimoli di intensità “liminare”; quest ’ultimi provocano, per ogni frequenza, una percettibile sensazione sonora. La soglia uditiva è ricercata, sia per via aerea che ossea, tramite l’impiego di suoni puri emessi dell’audiometro. Nell’audiometro l’intensità di tono va da 5 in 5 dB, mentre il valore di soglia è espresso da un numero che indica il valore del deficit uditivo. I valori di soglia così ottenuti, permettono di tracciare una curva audiometrica. In quest ’ultima, sull’asse delle ascisse vengono indicate le frequenze e, su quella dell’ordinata l’intensità.

AUDIOMETRIA TONALE SOPRALIMINARE

Le prove di audiometria tonale sopraliminare indagano la capacità uditiva    utilizzando stimoli di intensità superiore rispetto a quella minima indispensabile a evocare una sensazione sonora. Questi stimoli invece sono alla base dell’audiometria lineare. La presenza di “recruitment”, verificabile attraverso l’audiometria tonale sopraliminare, è un sicuro indizio di lesione cocleare. Questo fenomeno era stato studiato da Fowler nel 1936 e si riscontra nelle ipoacusie causate da lesioni agli organi del Corti. Un metodo semplice per dimostrare l’esistenza del recruitment è basato sulla ricerca della soglia del dolore. Infatti, aumentando l’intensità del suono, si avverte una sensazione di fastidio o vero e proprio dolore. L’intervallo fra soglia uditiva e soglia ha valori particolari per ogni frequenza. Infatti per quanto si ricava dalle curve di isofonia, per la frequenza 1000Hz, fra soglia uditiva e soglia dolorosa esiste un intervallo di 120 dB, mentre per alcune frequenze gravi, esiste soltanto un intervallo di 60 – 70 dB. Il recruitment può essere con il metodo di Fowler del bilanciamento biauricolare metodo che si può impiegare in caso di ipoacusia unilaterale oppure quando fra le soglie uditive di entrambe le orecchie sulla frequenza per la quale si vuole ricercare il fenomeno esista una differenza di almeno 20dB.

Il fenomeno del recruitment può essere studiato anche con metodi impiegabili anche in caso di ipoacusia simmetrica e bilaterale.

Con questi metodi non è indispensabile, per evidenziare il fenomeno, l’esistenza     di una differenza fra valori di soglia dell’uno e dell’altro orecchio. La prova di Luscher – Zwisloski è basata sulla determinazione della soglia differenziale, risultante dalla più piccola variazione di intensità sonora capace di aumentare l’intensità soggettiva di sensazione. Per tali ragioni un orecchio affetto da ipoacusia recettiva con recruitment è in grado di registrar variazione di intensità più piccole di quelle che vengono percepite da un orecchio normale.

AUDIOMETRIA VOCALE

L’audiometria vocale è indispensabile per valutare la menomazione sociale dell’individuo ipoacusico; essa consente infatti di stabilire con esattezza l’intelligibilità della parola ed il suo riconoscimento. Con l’audiometria tonale si entra in possesso di precise indicazioni sull’entità del deficit funzionale, si ricavano dati molto interessanti ai fini topodiagnistici e clinici, si possono valutare le caratteristiche dell’adattamento e della fatica uditiva, ma si ottengono solo dati molto approssimativi. L’audiometria vocale diventa per tanto un’indagine indispensabile per fornire dati nella valutazione del guadagno uditivo consentito da una protesi acustica o realizzato attraverso una adeguata terapia medico- chirurgica. L’audiometria vocale comprende la studia la curva di intellegibilità, le prove verbali sensibilizzate e i test psico – acustici.

Con l’audiometria vocale si possono determinare:

soglia di detenzione: corrisponde allo 0% di intellegibilità. In questo livelli il paziente ha la sensazione di percepire suoni vocali, ma non è in grado di comprendere e tanto meno di ripetere alcuna parola. Se il paziente è in grado di ripetere il 50% delle parole che gli vengono trasmesse, si ha una buona soglia di percezione.

soglia di intellezione:  il paziente è in grado di comprendere e ripetere tutte le parole che gli vengono trasmesse (100% di intellegibilità).

Intellegibilità verbale: livelli in cui il paziente, in un ambiente rumoroso, ha difficoltà a comprendere il parlato. Negli ultimi anni si è cercato di valutare se le difficoltà di comunicazione dell’anziano, fossero dovute ad un danno cocleare o a disordini della percezione centrale. Una riduzione delle prestazioni uditive potrebbe essere attribuita ad alterazioni di funzione superiori extra – uditive (riduzione dell’attenzione selettiva della velocità di elaborazione centrale) o della capacità di memoria a breve e lungo termine. Studi recenti hanno dimostrato che la discriminazione dei segnali verbali, non sono correlati all’età, ma ad altre variabili principalmente riconducibili alla perdita uditiva. La riduzione della prestazione uditiva non dipende dunque solo dall’età, ma dalla concomitanza età avanzata e di ipoacusia, soprattutto se quest ’ultima si manifesta con una soglia di frequenze acute oltre i 40 – 50 dBLH. Studi recenti sembrano far risalire il fenomeno a solo due componenti indipendenti: una di maggior peso correlata al progressivo innalzamento di soglia per le alte frequenze ed una minore correlata alla riduzione delle prestazioni cognitive. Quando la competizione è costituita da rumore stazionario (speechoise) i punteggi degli anziani si collocano leggermente al di sotto dei giovani. Fra queste ultime, solo un rallentamento dei tempi di reazione semplice e di alcuni processi di analisi sensoriale hanno rilevato una correlazione con il difetto di discriminazione. Probabilmente solo alcune funzioni di analisi, caratterizzate da costanti di tempo brevi, perdono efficienza con l’età, specificamente quelle connesse alla risoluzione di figura/ sfondo (segnale/rumore), all’ interpolazione di un segnale segmentato, all’efficienza alle memorie di lavoro. Tale interpretazione conferma come nell’anziano la discriminazione verbale fosse difficoltosa con l’età soprattutto quando il segnale era inviato o interrotto con riverbero acustico.

DIAGNOSI DIFFERENZIALE

La diagnosi di presbiacusia richiede associazione di una sintomatologia   funzionale progressiva a una sordità di percezione bilaterale e simmetrica che predomina sulle frequenze acute riscontrato in audiometria. Se uno di questi due criteri è assente la diagnosi è rimessa in causa. Qualunque sia l’età, indagine eziologica ricerca un’altra causa, in particolare evolutiva: neurinoma dell’acustico o altro tumore delle vie audiovestibolari, nel caso in cui si tratti di una forma asimmetrica

EFFETTI PSICOLOGICI DELLA PRESBIACUSIA

Il benessere psicologico e la qualità della vita, in un paziente affetto da   presbiacusia, possono essere fortemente compromessi. In particolare sono compromessi la partecipazione alla vita sociale, può insorgere la depressione e ansia ed il tutto può portare a demenza. Un trattamento protesico riabilitativo non è sempre ben accetto da parte dal paziente anziano. Il trattamento riabilitativo della sordità talvolta viene rifiutato a causa di due fattori: il conservatorismo e l’introversione. In particolare l’introversione porta l’anziano ad un disinteresse per il mondo che lo circonda, mentre il conservatorismo al contrario lo portano a considerare il nuovo e l’ignoto come un rischio e non come una nuova esperienza. Pertanto il trattamento riabilitativo, spesso, viene vissuto con ansia e può accentuare una situazione di depressione dell’umore, molto frequente nell’ipoacusico. Spesso le difficoltà di comunicazione sono legate più ad un “deficit mentale” e non a una sordità effettiva. È quindi necessario motivare la persona ad una richiesta di miglioramento della qualità comunicativa Bisogna considerare che, la soglia di autocoscienza della propria disabilità uditiva, diminuisce con l’età e viene vissuta come disabilità quando limita la comunicazione con I propri cari.

TERAPIA

La procedura diagnostica, in un paziente affetto da presbiacusia, prevede:

Anamnesis iniziale: si presta attenzione alla modalità di insorgenza del deficit uditivo, alla percezione di simmetrica o asimmetrica del paziente, al verificarsi di vertigini o acufeni.

Esame obiettivo: otoscopia, permette di escludere eventuali danni all’orecchio esterno ed interno.

Valutazione della situazione comunicativa del paziente: avviene attraverso l’impiego test. Un piano riabilitativo può essere utile se il paziente riconosce il suo problema uditivo, ne accetta l’esistenza ed è motivato a chiedere aiuto. La capacità uditiva di un soggetto deve tener conto: audiometria tonale liminare, audiometria tonale in cuffia, audiometria tonale e vocale in campo libero; impedenzometria, test sopraliminare: soglia del dolore e test di Metz. Tali test sono fondamentali ai fini di una protesizzazione acutica in quanto permettono di sfruttare il rang dinamico del paziente, considerando come caratteristica per la presbiacusia la discrepanza tra entità di perdita uditiva e la percezione verbale. L’uso di questionari è fondamentale anche nella fase riabilitativa. Infatti, attraverso questi è possibile stabilire il grado di soddisfazione del paziente rispetto alla protesizzazione, acustica, ed identificare la presenza di problematiche e quindi poter migliorare il fifting del dispositivo protesico. Va specificato che il trattamento della presbiacusia va integrato nel quadro generale della gestione dell’invecchiamento normale o patologico. Questo comporta non solo l’individuazione ma anche il trattamento di diversi problemi quali l’ipertensione arteriosa, disturbi metabolici, depressione, disturbi visivi, dell’equilibrio e della deambulazione.

VALUTAZIONE TERAPEUTICA

La valutazione serve a determinare il grado di presbiacusia in un paziente e le relative conseguenze e consentono, al medico, di valutare la gravità della lesione. Inoltre I test di intellegibilità sono fondamentali per individuare le anomalie di tipo centrale e le aree interessate. La valutazione ortofonica invece, comprende una valutazione di sviluppo della lettura labiale spontanea, una valutazione della comunicazione e dei meccanismi utilizzati per alleviare le lesione uditiva: essa permette di dare le indicazioni per la rieducazione ortofonica e fissarne gli orientamenti.

TERAPIA MEDICA

Sono stati indicate molti farmaci per migliorare le prestazioni di pazienti che presentano una presbiacusia. Essi hanno siti di azioni diversi, periferici e/o centrali, e appartengono a diverse classi terapeutiche: alfabloccanti, antiserotoninergici, estratto di ginkgo biloba, protettori di cellule e fibre nervose, in particolare contro l’ipossia. I trattamenti farmacologici dovrebbero tener conto dei fattori forniti da studi clinici e dei risultati apportati dalla terapia cocleare.  Per anni si è ritenuto che la coclea non fosse capace di rigenerare le cellule sensoriali e neuronali, mentre molti studi affermano che, oggi, sia possibile una forma di rigenerazione.

METODOLOGIE PROTESICHE

Una caratteristica peculiare della presbiacusia è che la perdita uditiva neurosensoriale è binaurale e simmetrica. Questo da una parte rende molto più marcato il deficit comunicativo, dall’altra consente di ottenere dalla protesizzazione risultati notevolmente migliori rispetto alle forme mono laterali. Più precocemente viene instaurata la riabilitazione protesica, maggiore sarà il vantaggio ottenuto. Infatti, la mancanza di stimolazione dei neuroni acustici può determinare la progressiva degenerazione degli stessi con il conseguente aggravamento delle limitazioni di comunicazioni dovute alla perdita uditiva. La riabilitazione protesica avviene, generalmente, attraverso l’impiego di apparecchi acustici per via aerea. Questi di dividono in endoauricolari e retro auricolari; I primi sono suddivi in base alle dimensioni che ne consentono l’inserimento nel condotta uditivo. La sede di applicazione sfrutta “l’effetto parabolico” che consente un guadagno di 10 – 12 dB rispetto a quello retroauricolare e permette una migliore discriminazione di ascolto e un’ottimale localizzazione spaziale del messaggio sonoro. Bisogna dire che le protesi endoauricolari presentano alcuni limiti: un guadagno inferior o uguale a 40/60 dB; l’effetto occlusione, la non applicabilità qualora sia troppo stretto il CUE, problema di carattere estetico.

I secondi, ossia gli apparecchi retro auricolari B.T.E (Behind the ear), pur avendo dimensioni ridotte, sono potenti e versatili e consentono elevati guadagni.

Le protesi retro auricolari possono essere utilizzati binauralmente e, nel caso di applicazione monoaurale, possono avere un microfono direzionale per discriminare meglio i suoni in un ambiente rumoroso. Le protesi maggiormente impiegate, nella riabilitazione della presbiacusia, sono quelle retroauricolari (modello “open fitting).

Nella presbiacusia, con curve audiometriche in discesa, la protesizzazione presenta alcuni limiti come l’effetto occlusione e fenomeni di distorsione. Il recruitment, fenomeno distorsivo, rende la protesizzazione del paziente presbiacusico inneficace, inutile e fastidiosa, dato che l’amplificazione del suono ha come effetto la distorsione della parola. Gran parte di queste difficoltà sono state superate grazie all’introduzione dei dispositivi acustici impiantabili. Questi dispositivi vengono impiantati attraverso un intervento chirurgico molto complesso e possono avere una doppia componente (interna ed esterna) nella conformazione semi- impiantabile, oppure un’unica componente interna in quella totalmente impiantabile. Nelle forme neurosensoriali si usano le configurazioni totalmente impiantabili. La scelta di un dispositivo rispetto ad un altro dipende dai dati derivanti dalle misurazioni della soglia uditiva.

I vantaggi rispetto alla protesizzazione acustica convenzionali si basano sulla modalità di stimolazione dell’orecchio interno. Nel caso degli AMEI, avviene con la stimolazione della catena ossiculare o delle membrane dell’orecchio interno (fossa ovale, finestra rotonda). Per un’appropriata riabilitazione uditiva, poiché bisogna tenere in considerazione anche le problematiche, nei pazienti anziani, di carattere generale, è possibile considerare i dispositivi totalmente impiantabili come i più adatti. Bisogna aggiungere che c’è stata, nel campo delle protesi acustiche, una notevole evoluzione, mediante applicazione informatica e dell’elettronica con i circuiti al silicio (miniaturizzazione), che ha permesso di ottenere risultati eccellenti. Infatti, oggi è possibile disporre di protesi acustiche piccolissime che vengono introdotte nel condotta uditivo, in grado di fornire prestazioni molto raffinate.

Le protesi acustiche si dividono ulteriormente in:

Protesi acustiche per via ossea: l’apparecchio acustico viene inserito all’interno della “stanghetta degli occhiali”. Si impiegano per correggere le ipoacusie trasmissive.

Protesi acustiche per via aerea:  in quelle retroauricolari in cui l’apparecchio acustico viene collocato dietro al padiglione auricolare, mentre in quelle endoauricolari l’apparecchio acustico è collocato dentro il condotta uditivo esterno. La protesi acustica è composta da microfono, circuito elettrico e autoparlante. Lo specialista fornisce al tecnico alcune importanti informazioni e lui provvede a prepara la protesi in base all’anatomia e alla gravità della perdita. L’audioprotesista provvede a personalizzare le protesi per ogni singolo paziente: è un lavoro che richiede preparazione ed esperienza.

Infatti, per dare risultati soddisfacenti, ogni protesi dev’essere preparata adeguatamente. Succede talvolta che, nelle sordità neurosensoriali, il calo di discriminazione e il restringimento del campo dinamico, creino enormi difficoltà ai tecnico nella fase di adattamento. Il tecnico, individuate la protesi adatta, incontra il paziente per perfezionare la “vestibilità” della stessa e del suo funzionamento fino a raggiungere il risultato ideale. (fase dell’adattamento protesico). La tempestività di protesizzazione nell’anziano è un aspetto fondamentale non va trascurato. Infatti, è consigliabile non effettuare una protesizzazione troppo precoce, ma neanche bisogna aspettare troppo tempo.

ULTERIORI RICERCHE SULLA PRESBIACUSIA

Le attività sociali, la sfera emotiva, la comunicazione e la funzione cognitiva possono migliorare grazie agli impianti cocleari, con un globale impatto positivo sulla qualità della vita. Carlo Giordano, Luca Raimondo e Massimiliano Garzano hanno coniato il termine sociopresbiacusia. Tale termine deriva dalla fusione di presbiacusia (aumento della soglia uditiva indotto dal fisiologico invecchiamento dell’apparato uditivo) e di socioacusia (aumento della soglia auditiva causato dal deterioramento dell’apparato uditivo a causa dell’inquinamento acustico ambientale).

Un’indagine condotta dalla Word Health Organization ha rivelato che in Italia, nel 2002, il numero di soggetti ipoacusici erano 7 milioni (circa il 10% della popolazione nazionale) di cui il 30% affetti da ipoacusia grave o gravissima con un trend annual variabile dal 4% al 6%. Oltre alle comuni cause si aggiungono ulteriori fattori che spingono a diagnosticare tale patologie. Infatti uno studio apparso su Jama nel 1998 ha evidenziato come i fumatori presentino un rischio di presbiacusia del 1.69 volte superior rispetto a chi non fuma. Veniva segnalato anche un rischio elevato di coloro che erano esposti al fumo passivo. Fried ha dimostrato che i figli delle donne fumatrici, tra i 9 e i 12 anni, presentino una maggiore difficoltà di processamento del linguaggio ed una ridotta capacità lessicale con conseguente riduzione della uditiva. Shargorodski e coll hanno evidenziato come una dieta inappropriata, priva di frutta e verdura, causi una drastica riduzione dell’introito alimentare di antiossidanti, di conseguenza, il corpo umano, reduce la capacità di prevenire i fenomeni di ossidoriduzione. Ni e coll hanno dimostrato che i soggetti affetti da ipertensione arteriosa, sono più predisposti ad sviluppare una ipoacusia.

Diniz e coll hanno indagato hanno evidenziato una correlazione significativa fra diabete mellito e ipoacusia. Altro agente eziologico, nello sviluppo della socioacusia, è rappresentato dall’esposizione di metalli pesanti quali il mercurio, l’arsenico e il cadmio i quali possono causare una ipoacusia dose dipendente come ha dimostrato Prasher. Anche l’esposizione al rumore ambientale, particolarmente intense e continuativo, può generare una perdita uditiva oltre che alterazione del linguaggio, disturbi del sono, alterazioni cardiovascolari, psicologiche e della memoria così com’è dimostrato dagli studi di Schwela e Joshi. Le recenti ricerche scentifiche hanno approfondito la correlazione fra l’ascolto della musica ad un volume eccessivo e lo sviluppo di ipoacusia. Alcuni studi hanno concentrato la loro attenzione sulla musica trasmesse ad alto volume da diffusori da camera, da discoteca e da dispositivi portatili. La prevenzione della sociopresbiacusia consiste in interventi attuabili sull’ambiente, quali l’attenuazione del rumore ambientale tramite bonifiche mirate ed efficaci, il rispetto delle normative in termini eccessivo esposizione al rumore , creazione di aree di ristoro acustico sia negli ambienti lavorativi rumorosi, sia negli ambienti ricreativi (discoteche, dicopub, ecc) e attuabili sull’uomo quali la modifica degli stili di vita, incrementando l’apporto di antiossidanti con la dieta, riducendo l’esposizione alla musica erogata sia da diffusori ambientale, sia da dispositivi portatili. La prevenzione secondaria consiste invece nella precoce diagnosi e rimediazione mediante protesi acustiche di questa patologia. La protesizzazione non rappresenta l’unico strumento a disposizione Infatti, negli ultimi anni, sono stati condotta numerosi studi volti ad indagare l’effetto protettivo dell’assunzione di numerosi molecole antiossidanti (S- D metionina, EBSELEN, ALLOPURINOLO, RESVERATROLO, VIT, ACETILSALICILICO ecc) le quali, nei modelli sperimentali, si sono dimostrato utili nel prevenire la formazione delle ROS a seguito. I dati ottenuti tramite questi studi sono positivi ed incoraggianti, tuttavia l’efficacia di queste molecole dovrà ancora essere, in futuro, sottoposta a trials medici.

CONCLUSIONI

 Il perfezionamento delle nostre conoscenze è stato incrementato da studi clinici e sperimentali geriatrici che non considerano unicamente la patologia cocleari con la conseguente perdita uditiva, ma valutano l’insieme delle alterazioni neuro – fisiologiche e cognitive che sono associate alla presbiacusia. La consapevolezza scientifica riguardo questa condizione ha portato ad un miglioramento della sua gestione clinica, al perfezionamento delle strategie preventive e/o di screening all’impiego farmaci (neurotrofici a lungo termine), fino all’elaborazione di più moderne strategie riabilitative, convenzionali (riabilitazione protesica molto precoce con apparecchi muniti di microfoni direzionali della voce in ambiente rumoroso) e chirurgiche. Lo studio delle terapie con cellule staminali potrebbe consentire, in futuro, la rigenerazione delle fibre nervose deficitarie restaurando la funzione cocleari.

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